A due giorni dal calcio d'inizio di Sudafrica 2010, il primo Mondiale che si disputa in terra africana, abbiamo sentito Simone Pacciani, presidente nazionale della Lega calcio Uisp.
Il Sudafrica si appresta a vivere il mondiale di calcio come una grande occasione di festa e di integrazione tra i popoli. Qual è la tua opinione in merito?
"Mi auguro che la coppa del mondo in Sudafrica, oltre ad essere una grande kermesse sportiva ispirata alla voglia di stare insieme, di unirsi in un clima di festosa convivenza pacifica tra le nazioni, sia anche l'occasione per riflettere sui numerosi nodi irrisolti che ancora attanagliano il Sudafrica libero. Spero che il calcio possa servire a mettere l'accento sui problemi che quotidianamente affliggono questo paese, una terra segnata da povertà, malattie, scarsa scolarizzazione e alti tassi di criminalità e violenza".
Vittorio Zucconi, in un articolo su Repubblica sottolinea che in Sudafrica la vera partita in gioco non è la coppa del mondo ma l’immagine di un intero paese, non da tutti considerato all’altezza di organizzare un evento di tale portata. Ad essere sotto esame sarà veramente un'intera nazione?
"La nazione arcobaleno aspira a stupire il mondo, mi auguro che tutto vada per il meglio sia in termini organizzativi che di sicurezza. Ma il vero rischio che si corre è quello di passare un’immagine del Sudafrica, se non dell'Africa intera, ben lontana dalla reale situazione socio economica del paese. Quello che abbiamo visto durante il tour ciclistico dell'Uisp, Bamako-Dakar, nel nostro viaggio dal Mali al Senegal, è decisamente diverso dall’immagine patinata che avremo sotto gli occhi in questi giorni. Temo che la festa e il restyling di facciata imposto dall'occasione - stadi innovativi, quartieri moderni, alberghi lussuosi - nascondano il vero volto dell'Africa fatta anche di zone rurali, e baraccopoli, assenza di scuole, strutture e servizi. L'altra faccia dei mondiali, quella che spero trovi posto in tv e che smuova le coscienze del mondo intero, è un Sudafrica segnato ancora da contraddizioni vistose: non più tra bianchi e neri ma tra ricchi e poveri".
Risale a qualche giorno fa la polemica relativa alle prestazioni del nuovo pallone, lo jabulani. Cosa conta di più per vincere un mondiale: i piedi o il pallone?
"A fare la differenza sono un insieme di cofattori: le capacità organizzative, la qualità dei giocatori in campo, lo spirito di squadra e la presenza di fuori classe nella rosa dei calciatori. Le polemiche sul pallone avevano preceduto anche il mondiale del 2006. La verità è che questi palloni, sempre più leggeri e con traiettorie capaci di mettere in difficoltà i portieri, sono realizzati appositamente per segnare più reti e quindi per rispondere alle esigenze del calcio-spettacolo. Oggigiorno questo sport è diventato un autentico business: una delle voci d’entrata più cospicue nel mondo del calcio è rappresentata dai diritti televisivi che in Sudafrica hanno addirittura superato i 2 miliardi di dollari. Ne consegue che il protagonismo sportivo è in secondo piano rispetto alle esigenze di spettacolo, esigenze che ovviamente passano per il numero di gol segnati, visti in tv, commentati e ripresi alla moviola".
Cosa pensi delle novità regolamentari che riguardano il quarto uomo e il divieto della finta ai rigori?
"Si tratta di piccole variazioni del regolamento che non incideranno sull’andamento delle partite. Decisamente più significativo è il richiamo ad evitare il gioco duro. Mettere l’accento su un gioco scevro da comportamenti violenti, è un segnale importante soprattutto se lanciato in occasione di un evento planetario come questo. Un modo per educare alla non violenza e per dare il buon esempio in un paese in cui troppo spesso ci si fa giustizia da soli".
Che ne pensi della nazionale azzurra?
La nostra squadra è costituita da ottimi giocatori, è una formazione che si batterà con forza e che sicuramente arriverà tra i primi otto. Ai quarti di finale invece, potrà succedere di tutto, sono troppe le variabili da tenere in considerazione (squadre rimaste, girone, infortuni, etc.) per potersi sbilanciare ulteriormente".
In un paese in cui il calcio ha garantito la sopravvivenza dei detenuti di Robben Island, e formato alcuni dei leader che oggi guidano il paese democratico, Mandela ha detto che lo sport ha il potere di cambiare il mondo. E’ cosi?
"Lo sport ha sicuramente la capacità di condizionare le scelte, di indirizzare, educare alla pace e al dialogo. E’ uno strumento di coesione sociale e di integrazione tra popoli. I grandi eventi sportivi che richiamano l'attenzione del mondo attraverso una risonanza mediatica che non ha uguali, se usati correttamente possono favorire lo sviluppo sociale ed economico di un paese, ed assolvere a funzioni educative importanti come contrastare la diffusione dell'Aids o promuovere il diritto allo studio".
(S.S.A.)